Era ora!

Quasi quattro anni dopo che una decisione della Commissione Europea ha giudicato Microsoft essere in in palese violazione della normativa antirust, più di nove anni dopo che il ricorso iniziale è stato presentato da Sun Microsystem, forse vediamo la luce alla fine del tunnel. Oggi il Samba Team e Microsoft hanno siglato un accordo che ha creato un nuovo contratto WSPP (Workgroup Server Protocol Program) per consentire l’accesso alle informazioni riservate circa i protocolli proprietari di Microsoft.

Tale accordo avrà dunque l’effetto di rendere disponibili complete e dettagliate informazioni sui protocolli di Microsoft per i sistemi operativi Workgroup Server, come richiesto dall’Art. 5 della Decisione della Commissione. Questa non è certo la fine del problema, in quanto ci sono ancora rilevanti questioni aperte circa i brevetti software, ma certo è un buon punto di partenza.

Questo è un sostanziale passo in avanti verso la piena interoperabilità e Samba ha voluto fare le cose per bene. È per questo che siamo rimasti in silenzio questo ottobre, quanto Microsoft e la Commissione annunciarono un rinnovato accordo WSPP. Non eravamo per nulla soddisfatti dalle previsioni dell’accordo, che ritenevamo essere in difetto rispetto agli impegni di rendere disponibile le specifiche al Software Libero. Andrew Tridgell, assistito da Jeremy Allison, Eben Moglen, Volker Lendecke dal sottoscritto hanno contrattato e raggiunto un accordo con Microsoft il quale, per quanto imperfetto, renderà la vita più semplice non solo per Samba, ma anche per tutti quei progetti che implementano i protocolli di Microsoft per prodotti interoperabili.

Una delle caratteristiche più interessanti dei nuovi accordi è che ogni possibile rischio di essere compromesso dall’accesso a informazioni segrete è escluso, e gli sviluppatori sono liberi di usare tali informazioni per scrivere e pubblicare codice sorgente, completo di commenti, e di di discuterlo apertamente. Ma c’è dell’altro. Gli sviluppatori saranno liberi di continuare a scrivere codice anche successivamente al termine del contratto, senza necessità di rimuovere anche una solo riga di codice, per giunta continuando a poter usare i cosiddetti residuals, in altre parole, memoria non aiutata circa le informazioni a cui a suo tempo si è avuto accesso.

Un’altra eccellente idea è stata quella di creare una non-profit, chiamata Protocol Freedom Information Foundation, creata dal Prof. Eben Moglen, al sito http://protocolfreedom.org, che opererà come hub per distribuire le informazioni a tutti gli sviluppatori sotto accordi “non meno restrittivi” di quelli richiesti dall’accordo WSPP. Ciò contribuirà a ridurre attriti tra le parti coinvolte.

Cosa possiamo attenderci da tutto ciò? Che sviluppatori pieni di talento non dovranno sprecare infinite ore nel tentativo di comprendere qualche oscura architettura tramite le tecniche di “network analysis“, ma avranno una fonte affidabile e per di più accesso ad assistenza qualificata da parte di ingegneri di Microsoft. Probabilmente la “network analysis” non sarà abbandonata completamente, ma il tempo risparmiato potrà essere utilizzato per migliorare l’attuale implementazione. Alla lunga, ci attendiamo che addirittura i protocolli proprietari saranno migliorati e resi più sicuri dal confronto delle varie implementazioni.

Coloro che affermavano “non può essere fatto”, oppure “forzare Microsoft a rivelare queste informazioni sarà disastroso” si rimangeranno del tutto le proprie parole, almeno spero. E non sarebbe la prima volta.

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